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Si forma all’Istituto fiorentino d’arti decorative di piazza S. Croce poi ai corsi dell’Accademia di belle arti tra 1908 e 1912. Nel 1911 presenta acqueforti a Pistoia, nel 1913 dipinti a Firenze. All’esposizione futurista promossa da ‘Lacerba’ da Gonnelli a Firenze, tramite Papini conosce Marinetti, Palazzeschi, Boccioni, Carrà, Severini, Tavolato, Soffici e accosta la pittura espressa dal gruppo.
Nel ‘14 realizza la sua prima opera futurista ‘Dinamismo bar San Marco’ e partecipa alla mostra futurista romana da Sprovieri, collabora a ‘Lacerba’ con scritti e disegni, frequenta assiduamente Soffici cui deve la conoscenza del cubofuturismo e delle esperienze artistiche francesi. Il futurismo di Rosai si attiene alla scomposizione plastica piuttosto che alla concezione del dinamismo boccioniano. Le forme ben impostate si svilupperanno in senso volumetrico nella successiva figurazione fino al 1923. Rosai si dedica al recupero di valori primari evocativi d’intensità liricità, quali la spazialità sintetica e un solido impianto primitiveggiante alla Carrà.
È tra gli interventisti e va a combattere al fronte dove è ferito.
Rientra a Firenze alla fine del 1919 congedato con medaglie.
Riprende la ricerca pittorica e supera il Futurismo puntando sulla rilettura del Trecento e Quattrocento fiorentino e assisiate; aderisce alle tesi d’attenzione alla natura propugnate in Toscana da Soffici, premessa del ritorno all’ordine. Dal 1919-20, con suggestioni metafisiche e cubiste, lavora a soggetti popolari fiorentini: giocatori di toppa, uomini nelle osterie e nei caffè, suonatori ambulanti e derelitti in drammatica solitudine. Presi dal vero, i soggetti di Rosai superano la dimensione aneddotica e da ‘Strapaese’, grazie a una costante attenzione alla lezione “cézanniana”, a una costruzione robusta, al deciso chiaroscuro e ad inquiete accentuazioni espressionistiche.
Figura umana e luoghi reali sono sublimati pur materializzandosi in una scansione architettonica più metafisica che novecentista. Tipici sono il taglio obliquo dell’inquadratura, l’incidenza delle lame di luce, un colore denso, asciutto, piatto. Alla prima personale fiorentina a Palazzo Capponi nel 1920, presentata da Soffici, ove compaiono per la prima volta gli ‘omini’, fa seguire una sequenza di dipinti di rilettura del paesaggio toscano. Tra 1926 e ‘29 scrive su ‘Il selvaggio’, il foglio di fronda di Maccari. Nel 1928 presenta alla Biennale di Venezia l’ampia composizione sui ‘Giocatori di toppa’.
Nel 1929 prende parte alla seconda mostra di Novecento e inizia a collaborare con ‘Il Bargello’.
Nel 1930 Edoardo Persico ordina una sua personale milanese alla Galleria del Milione. Nel 1933 Alberto Savinio presenta una nuova per- sonale di Rosai alla Galleria delle Tre Arti. Nel 1931 si stacca dall’ambiente di Soffici e Carrà pubblicando il libello ‘La ditta Soffici, Papini & Compagni’.
Sostiene la sua attività pittorica la riviste fiorentina ‘L’Universale’. Mostra antologia a Firenze in Palazzo Ferroni nel 1932 e ampia presenza alla Biennale di Venezia. Trasferisce lo studio in via San Leonardo.
Pubblica i libri ‘Via Toscanella’ e ‘Dentro la guerra’. Espone alla Biennale del ‘34, alla II Quadriennale romana nel ‘35, alle Biennali del ‘36 e ‘38 e in capitali estere. È nominato per chiara fama professore di figura al Liceo artistico di Firenze e dal ‘42 titolare della cattedra di Pittura all’Accademia. La sua pittura cerca toni più chiari, vibrazione impressioniste e propone la reinterpretazione di paesaggi, volti di persone amiche e una sequenza di autoritratti.
Allestisce una sala personale presentata da A.Parronchi alla XXVI Biennale di Venezia nel 1952 e un’ampia antologica al Centro Culturale Olivetti nel 1957 ma muore nella notte precedente all’inaugurazione. Opere dei Rosai sono con- servate nelle maggiori collezioni museali.
L’artista è presente a tutte le grandi rassegne dedicate alla pittura italiana della prima metà del secolo. A Pier Carlo Santini si devono i più importanti studi e mostre sul pittore tra 1960 e anni Ottanta.
Bibliografia: P. C. Santini (a cura di), Ottone Rosai, opere dal 1911 al 1957, catalogo della mostra, Torino-Roma 1983.
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