Andy Warhol a Belluno

Flowers

Nel corso della sua carriera, Andy Warhol ha fatto dei fiori un motivo ricorrente, un soggetto apparentemente semplice ma capace di rivelare sfumature più intime e complesse della sua personalità artistica. Le celebri serigrafie Flowers vennero realizzate per la prima volta nel 1964 e si basano su una fotografia a colori di fiori d’ibisco scattata da Patricia Caulfield, pubblicata sulla rivista Modern Photography. Warhol ne stravolge la struttura: ritaglia, appiattisce, ruota le immagini e ne esaspera il contrasto, trasformando il soggetto naturale in un’icona astratta e vibrante, fortemente grafica. Il risultato è un pattern ripetitivo e decorativo, che richiama la tappezzeria e riflette l’estetica del consumismo e della cultura pubblicitaria degli anni Sessanta.
L’idea di adottare immagini floreali, un tema fino ad allora mai esplorato da Warhol, venne suggerita dal critico d’arte e curatore del Metropolitan Museum, Henry Geldzahler. In visita alla Factory, Geldzahler notò la predominanza di immagini legate alla morte e alla celebrità – Marilyn Monroe, disastri, incidenti – e consigliò all’artista di sperimentare qualcosa di nuovo. Sfogliando una rivista trovata nello studio, indicò una fotografia di Caulfield raffigurante fiori d’ibisco, accompagnata da un articolo dedicato al nuovo sistema di stampa a colori Kodak. Warhol fu subito attratto dalla qualità visiva e dai giochi cromatici di quella tecnologia, così simile alla tecnica serigrafica che stava perfezionando.
Partendo da quell’immagine, ritagliò e ruotò i fiori fino a ottenere una composizione quadrata, poi ne semplificò le forme, saturò i colori e aumentò il contrasto, rendendo quasi irriconoscibile il soggetto originario. Il risultato è una delle sue serie più iconiche, in cui la pittura astratta si mescola con un’estetica vagamente impressionista. I Flowers di Warhol si inseriscono così nel solco della tradizione secolare delle nature morte, reinterpretata in chiave Pop. Nonostante la loro apparente leggerezza, queste opere riflettono una profonda riflessione sul tempo, sulla bellezza e sulla caducità, e restano tra i lavori più amati e riconoscibili dell’artista.

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KIKU

Nel solco della lunga tradizione artistica che vede i fiori protagonisti di studi e opere pittoriche, anche Andy Warhol si cimentò con soggetti floreali, esplorandone le potenzialità visive e simboliche. Tra i suoi lavori più affascinanti vi è Kiku, una serie di serigrafie realizzate nei primi anni ’80 in occasione di una mostra commissionata dal Gendai Hanga Center di Tokyo. In questo progetto, Warhol rese omaggio alla cultura giapponese scegliendo come soggetto il kiku, termine giapponese che indica il crisantemo – fiore simbolo dell’autunno, stagione della sua fioritura, ma anche emblema dell’imperatore e della casa imperiale nipponica.
A differenza delle reinterpretazioni radicali dei Flowers degli anni Sessanta, in Kiku Warhol scelse di rispettare maggiormente la struttura naturale del fiore. Tuttavia, lo fece a modo suo: aggiungendo tocchi di colore audaci, vibranti, che trasformano il crisantemo in una visione quasi psichedelica, sospesa tra la tradizione orientale e la cultura pop occidentale. I petali si espandono come fuochi d’artificio, esaltati da accostamenti cromatici forti, intensi, che sembrano danzare sulla superficie dell’opera.
Con Kiku, Warhol non solo abbraccia un’estetica diversa ma dimostra anche la sua capacità di dialogare con altre culture, rielaborandole attraverso il proprio linguaggio visivo. Queste opere rappresentano una sintesi tra rispetto e sperimentazione, tra osservazione e reinvenzione, e testimoniano ancora una volta la versatilità di un artista capace di trasformare ogni soggetto, anche il più delicato, in un’icona del suo tempo.