Andy Warhol dichiarò che l’opera Campbell’s Soup Can era la sua preferita, aggiungendo: “Avrei dovuto semplicemente fare le Campbell’s Soups e continuare a farle… perché tutti dipingono comunque”. È sicuramente una delle immagini più rappresentative della sua carriera, e segna un passaggio importante dalle opere dipinte a mano alle serigrafie. Lontano dall’essere una celebrazione del consumismo, per Warhol questo soggetto aveva un significato personale: gli ricordava quando la mangiava ogni giorno in Pennsylvania. Figlio di immigrati poveri provenienti dalla Slovacchia (all’epoca parte dell’Impero Austro-Ungarico), associava la zuppa a una sensazione di sicurezza e benessere. Gli faceva pensare anche a sua madre, Julia.
Nel 1962, Warhol presentò per la prima volta una serie di immagini dedicate alle lattine di zuppa Campbell. Il suo approccio seriale lo spinse a continuare con queste repliche anche negli anni successivi, includendo non solo le lattine ma anche le scatole che le contenevano. Con queste opere, voleva spostare l’attenzione dal concetto tradizionale di arte verso la cultura di massa. All’interno della Factory, il suo studio a New York, vennero realizzate oltre 40 serigrafie di scatole Campbell’s Tomato Juice, insieme a immagini di Brillo, Coca-Cola e Kellogg’s Corn Flakes. L’idea di una produzione artistica su larga scala era all’epoca controversa, e sollevava discussioni sul ruolo dell’artista e sull’originalità dell’opera d’arte. La fama di Warhol, tuttavia, è stata costruita su questa controversia.
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Visto il grande interesse per le opere di Warhol ispirate ai prodotti di largo consumo, l’azienda Campbell’s Soup avviò una promozione: i clienti potevano ricevere un abito di carta inviando due etichette di zuppe diverse, un dollaro e la loro taglia. L’abito, dalla linea ad A, presentava stampe serigrafate con le etichette delle zuppe e bande decorative attorno al collo e alle maniche. Era pensato con righe guida per poter essere tagliato e accorciato. Le opere di Warhol erano già popolari e l’associazione tra il suo nome e il marchio Campbell apparve naturale. Alcuni di coloro che ricevettero l’abito riuscirono anche a farselo autografare dall’artista, trasformandolo in un oggetto da collezione più legato alla figura di Warhol che all’azienda.
In seguito, durante una mostra all’Institute of Fine Arts di Boston, Warhol realizzò una serie limitata di borse della spesa con la sua iconica zuppa Campbell’s stampata in colori neon, accanto al logo dell’azienda. Questa shopping bag divenne un simbolo della fusione tra cultura alta e cultura pop, tra il mondo del consumo e quello dell’arte.
A metà degli anni Cinquanta, Warhol lavorava come illustratore per il marchio di calzature I. Miller. Per tre anni, disegnò scarpe per le loro pubblicità, trasformando questo oggetto in un vero e proprio simbolo, che avrebbe continuato a ispirarlo anche negli anni successivi.
Non sorprende quindi che Warhol abbia scelto di usare il motivo delle lattine Campbell’s anche su un paio di scarpe. Le Icon Campbell’s Tomato Soup Shoes, con allacciatura laterale e scatola originale, mostrano la celebre stampa sulla tomaia in pelle, con suola in gomma. Furono prodotte negli Stati Uniti dalla Icons Shoe Company e distribuite dallo Studio 54.
Serigrafia a colori su Shopping Bag ritoccata, edizione di 300 esemplari diversi
Questa borsa fu creata nel 1964 per la mostra American Supermarket alla Bianchini Gallery di New York. È firmata sul retro e dedicata a Paul Bianchini con la scritta: to Paul Bianchini Love & Kiss Andy.
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