Andy Warhol

Vanishing Animals – Douc Langur (Mother and child)

Alcuni leggono in Vanishing Animals un momento di rottura rispetto al distacco emotivo tipico dei suoi lavori degli anni ’60, e vederci un’empatia più evidente? Forse. Ma molti concordano sul fatto che, dietro la facciata fredda e impersonale, quel presunto “robot della pittura” in realtà provava un forte coinvolgimento. Sappiamo, ad esempio, che Warhol amava gli animali: negli anni ’50 e ’60 aveva diversi gatti, mentre negli anni ’70 e ’80 lavorava spesso in compagnia dei suoi cani, Archie e Amos. Quindi sì, c’era empatia e compassione per il tema – ma difficilmente un impegno politico vero e proprio.

Farfalle, scimmie, gatti e cani erano già parte del suo repertorio visivo negli anni ’50, e tornarono negli anni ’80. In entrambi i periodi, molti disegni erano legati a progetti editoriali o commerciali. In questo caso, Vanishing Animals nasce da un progetto editoriale pensato per sensibilizzare il pubblico sul tema dell’estinzione animale e stimolare all’azione. Insieme a Kurt Benirschke, ex direttore della ricerca dello zoo di San Diego, Warhol selezionò sedici specie animali: lui realizzò le immagini, mentre Benirschke scrisse i testi.