Con la serie Space Fruit, realizzata nel 1979, Andy Warhol compie un’interessante deviazione dal consueto immaginario legato ai prodotti commerciali, avvicinandosi al genere classico della natura morta. In questa suite composta da otto soggetti differenti, Warhol applica la propria estetica pop a oggetti quotidiani, apparentemente semplici, come frutti e ortaggi, elevandoli a icone visive con lo stesso trattamento riservato a celebrità e simboli del consumismo.
La frutta diventa così una nuova forma di celebrità: isolata su sfondi neutri, illuminata da luci teatrali e proiettata attraverso ombre esagerate, che ne enfatizzano la tridimensionalità e la presenza scenica. L’uso di colori vivaci e innaturali trasforma questi oggetti ordinari in immagini stranianti, dove il realismo lascia spazio al disegno, al contorno e alla composizione visiva.
Warhol imposta il lavoro come un vero studio pittorico: fotografava accuratamente i soggetti su uno sfondo bianco, esplorando luci e angolazioni per poi trasformarli in serigrafie, con l’aiuto del suo storico collaboratore e stampatore Rupert Jasen Smith.
La rarità delle nature morte nella sua produzione rende questa serie particolarmente significativa: Space Fruit mostra come Warhol sapesse reinventare generi classici con un linguaggio contemporaneo, pop, e a tratti quasi surreale, rinnovando l’antico con la forza del colore e dell’icona.
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