Maccari Mino
Mino Maccari (Siena, 24 novembre 1898 – Roma, 16 giugno 1989). Nel 1920 si laurea in giurisprudenza ed inizia a lavorare presso lo studio di un avvocato, ma nel tempo libero si dedica alla sua vera passione: l’arte. Sono questi primi tentativi con la pittura e l’incisione, che gli fanno nascere l’esigenza di dare un senso alla sua vita. Nel 1924 vengono pubblicate le sue prime incisioni. Agli inizi del 1926 lascia la professione forense per assumere la direzione del giornale “il Selvaggio” che terrà fino al 1942: una rivista che deve dedicarsi all’arte, alla satira e alla politica in chiave ironica. Nel 1925 si trasferisce a Firenze, dove collabora con Ardengo Soffici, Ottone Rosaie Achille Lega. Tra il 1927 e il 1930, si fa conoscere al grande pubblico, come pittore, esponendo avarie mostre nazionali. Nel 1938 partecipa alla Biennale di Venezia e dieci anni dopo, sempre alla Biennale di Venezia, ottiene il premio internazionale per l’incisione. Per la sua opera pittorica, ricca di accentuazioni cromatiche, pennellate veloci, il disegno violento unito al tratto vivo del segnografico delle sue incisioni, viene riconosciuto dalla critica come artista completo. Nel secondo dopoguerra continua ad acquisire riconoscimenti, merito di un prolifico lavoro creativo ed alla organizzazione di mostre personali. Nel 1962 gli viene affidata la presidenza dell’Accademia dei Lincei e presenta una sua mostra personale a New York. Dopo una vita passata sempre al centro dell’attenzione muore senza grandi clamori, a Roma il 16 giugno 1989.